La Meditazione ha radici talmente profonde che è difficile, se non impossibile, trovare delle origini storiche. Per parlare di meditazione però, non possiamo non menzionare il Buddha storico. Nato verso il 465 a.C. da una ricca famiglia degli Shakya, una nobile stirpe che dominava il paese, figlio di un raja, cioè di un capo eletto, gli viene imposto il nome di Siddharta (quegli che ha raggiunto l’illuminazione) Gautama (l’appartenente al ramo gotra degli Shakya), ma in seguito sarà ricordato come il Buddha che significa: l’Illuminato o il Risvegliato. Buddha è un appellativo, non un nome ne un titolo, nemmeno il vero nome del Principe, esattamente come Cristo non è il nome di Gesù (significa “l’Unto dal Signore”); cosi Buddha vuol dire “Risvegliato”, deriva dalla radice Sanscrita Budh che significa “conoscere”; Buddha è quindi l’Uomo che si è Risvegliato dal sogno di vivere la vita come viene normalmente considerata, che sa chi è veramente.

Fu allevato in mezzo alle comodità e ad lusso principesco, si sposò ed ebbe anche un figlio. Tuttavia, nonostante le precauzioni del padre, anche lui incontrò le miserie umane. All’età di ventidue anni, ignaro della realtà che si presentava fuori della reggia, uscito dal palazzo reale paterno per vedere la realtà del mondo circostante, testimoniò la crudezza della vita in un modo che lo lasciò attonito.

Incontrando un vecchio, un malato e un defunto, comprese improvvisamente che la sofferenza accomuna tutta l’umanità e che le ricchezze, la cultura, l’eroismo e tutto quanto gli avevano insegnato a corte erano valori effimeri e caduchi. Capì che la sua era una prigione dorata e cominciò interiormente a rifiutare agi e ricchezze. Poco dopo essersi imbattuto in un monaco mendicante, calmo e sereno, stabilì di rinunciare alla famiglia, alla ricchezza, alla gloria ed al potere per cercare la liberazione.

Queste tristi realtà della vita lo impressionarono profondamente. Desideroso di conoscere le cause della miseria presente nel mondo, a circa 30 anni abbandonò tutto e tutti per condurre vita eremitica alla ricerca di una soluzione dell’enigma della vita.

Insoddisfatto delle risposte di altri maestri, dopo digiuni estenuanti, capì che la conoscenza della salvezza poteva trovarla solo nella meditazione personale. Abbandonò le mortificazioni eccessive e a 35 anni, dopo quarantanove giorni di riflessione ai piedi di un albero di fico, in una notte di luna piena del mese di maggio, raggiunse l’illuminazione.

Animato da profonda pietà per gli uomini e dal desiderio di salvarli, si diresse verso Benares seguito da cinque discepoli affascinati dalla bellezza della sua dottrina e percorse per oltre quarant’anni il Nord dell’India insegnando e predicando il suo messaggio di speranza e di felicità che si raggiunge non come dono dalla grazia di Dio ma come conquista del proprio intelletto e della propria volontà; anche perché su Dio, Buddha preferì tacere.

 

“Ieri non esiste. Domani non arriverà mai. Esiste solo l’Oggi”

Buddha